giovedì 29 marzo 2012

Fattoria Clandestina

Domani alcuni di noi inizieranno a coltivare la "Fattoria Clandestina". Non posso dire molto sul luogo, solo che si trova su un'isola della laguna. Meno di un mese fa io e Franco (guarda il video) abbiamo fatto un "intervento" a Poveglia, ma è stato qualcosa di diverso, abbiamo fatto delle margotte su dei peschi antichi o "rinsecchiti" che a detta di Cesare, il proprietario del Covo, erano le pesche più saporite, soprannominate "le rosse" dall'amico Hugo Pratt con il quale andava in barca a remi da Malamocco.
Vorremmo un po' seguire le orme di Anthony Wigens in "The Clandestine Farm"; non avere legami di proprietà con la terra, coltivare quella che viene abbandonata, non sfruttarla ma arricchirla, di biodiversità, di sostanza organica, di cultura.
Stiamo pensando a delle semine di piante che non hanno bisogno di essere seguite ogni giorno, dato che il luogo non è proprio sotto casa (serve almeno una mezzoretta di barca da Venezia, e qui vi sto dando già un indizio utile), intanto mettiamo giù delle patate e dei topinambur, ma poi vorremmo anche provare con tutta una serie di esperimenti legati al fatto che non potremo irrigare, che il terreno è sabbioso, che se va avanti così ci sarà sempre meno acqua per tutti. Guardando quindi a quelle piante orticole o officinali che non hanno grandi pretese o che si adattano bene ad un terreno che sembra la spiaggia di S. Elpidio (altro indizio piuttosto importante), e quindi ecco una possibile lista:
fagiolo dall'occhio
anguria Sugar Baby
amaranto
verbena
camomilla
ceci
melissa
rosmarino
salvia
“Matki” Vigna Aconitifolia
Lemon Cucumber
Tepary Bean
okra
bieta
rabarbaro


lunedì 26 marzo 2012

La "mesa" da orto

Domenica prossima (I° aprile) montiamo il nuovo tavolo all'orto delle Zitelle.

Abbiamo pensato in grande, da quando è iniziata la primavera non siamo mai meno di una ventina a tavola, con punte di trenta; per così tanta gente non bastano più quelle quattro assi provvisorie.
Questa volta andiamo contro la nostra teoria del recupero e abbiamo comprato dei tavoloni di abete di 5 centimetri di spessore, ne uscirà un tavolo componibile di 8 metri, le due parti estreme ingloberanno i due alberi di kaki, centralmente invece il pezzo di quattro metri sarà movibile per qualche migrazione orticola.
Falegnami in erba, fabbri, chef, commis, gourmet, siete graditi (sappiate che una parte del vostro tempo verrà comunque dedicata all'orto, se vorrete assaggiare i nostri prodotti), abbiamo ancora un sacco di broccoli, cavolfiori, topinambur conservati sotto terra, le biete sono pronte, le calendule fioriscono, le erbe spontanee non mancano, spuntano le insalatine.
Potrete inoltre ammirare i nostri cavolfiori secolari che continuano a produrre frutti nonostante l'età e le teorie di qualche biologo che dovrà pur ricredersi.
Gli albicocchi sono in fiore, l'acacia sorride, la vite lacrima.

p.s. Se piove portate l'ombrello (anche se ormai il clima è piuttosto sahariano)

mercoledì 14 marzo 2012

Cucina da Campo in festa alle Zitelle Fertili


A quelli che hanno a cuore la cucina all’aperto che da tempo sforna piatti direttamente dall’orto, a metri zero.

La nostra cucina ha seguito di pari passo la storia dell’uomo, con qualche balzo temporale in avanti e indietro.
Siamo partiti mangiando per terra insalate condite con quello che avevamo; abbiamo acceso un fuoco fra le pietre bruciando la legna accumulata per anni in un angolo, scaldando acqua con erbe aromatiche, pesci appena “comprati” al mercato di Rialto, sasicce alla griglia, patate nella cenere, paste con pomodoro appena raccolto, minestroni di quello che c’era per scaldare stomaci d’autunno.
Un lungo tavolo con tavoloni recuperati dalla Fenice ci ha elevati da terra, divenendo luogo di scambio di ricette, di incontri e ogni tanto di scontri.
Il matrimonio in orto di Francesca e Mattia (non ho foto) ha accolto centinaia di persone e un incontro d’inverno ha dato un primo tetto alla struttura (foto).
Questa evoluzione, che fino ad ora ha resistito a due anni di intemperie è rimasta quasi inalterata, bora permettendo e pioggia sperando.
I segni si vedono, sia del passato (qualcosa scricchiola) che del futuro, si sono fatti vari discorsi, ognuno ha avuto modo di dire la sua.
Si è parlato di laboratorio di trasformazione all’aperto, di forno solare, di forno per il pane, di germogliatore, di rocket stove (ci sono già ma vanno rivisti), ma ne ho comunque già parlato a gennaio in questo post.
Avrei molte cose da aggiungere ma vorrei solo aggiungere una cosa, che questa cucina dovrebbe essere anche un tramite per entrare ancora di più in contatto con i vecchietti che abitano la casa di riposo (che già si siedono con noi), con i loro parenti, con la città.
Per ora, questa zona (cucina-soggiorno-relax-trasformazione, chiamatela come volete) è divisa dall’orto da un cancelletto (senza ormai più senso per me) e forse sarebbe ora di trovare un punto di contatto, una linea che non si spezza, una riconoscibilità di unità raggiunta.
L’invito è alla riflessione, in vista della giornata di domenica prossima (che sarebbe quella più vicina e non quella dopo la più vicina) e cioè il 18 marzo. Si pensava di partire dalle 9.30 (per dire che mezz’ora di ritardo è naturale) per fare qualche lavoro fisico, preparare il pranzo, discutere, dividerci l’ultimo raccolto invernale prima della primavera.
Molti di noi hanno qualcosa da dire agli altri, novità per tutti ma anche racconti di un passato di tre anni intensi che i nuovi arrivati non conoscono.
Un’ultima cosa rispetto al “punto di contatto”, l’invito è rivolto anche ai compagni “vignaioli”, non possiamo più parlare di orto senza ragionare sulla vigna e non si può più ragionare di vigna senza parlare di orto, come dire, portate un po’ di vino per bagnare i nostri piatti di erbe e brindare al futuro.

p.s. la foto è stata scattata oggi in orto, un sacco di giovani ortolani "in erba" per il mercoledì dei bambini in orto. Come al solito ottimo pranzo (io ho scroccato)